• 16 Novembre 2024 21:17

XXVII Congresso MN: Contributo di Lorenzo Porta e alcuni amici della nonviolenza di Firenze

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Feb 24, 2024

 

Documento  pre-congressuale redatto da Lorenzo Porta in collaborazione un gruppo di lavoro  di Firenze

Le persone che hanno collaborato  al testo sono Marco Santini,  ginecologo, presidente della Comunità valdese fiorentina; Marcella Sempio, Docente di filosofia, Alessandro Treves, docente di Fisica all’Università SISSA di Trieste, residente a Firenze , Benedetta Treves , geologa ed aderente al gruppo “ Donne in nero” , sezione fiorentina. Attivista nel  campo ecologista del riciclo. Ha partecipato alla lotta vincente di opposizione all’inceneritore  e alla costruzione di un’ulteriore pista aeroportuale della piana fiorentina. 

Questi compagni e compagne di strada  non sono iscritte al Movimento nonviolento, ma seguono con attenzione e partecipazione le attività del Movimento e  dei gruppi  della Rete Pace e Disarmo collegati. La responsabilità complessiva dell’intervento è del sottoscritto.

Eccoci riuniti quest’anno in questa sala a Roma come nel Congresso  dell’aprile 2017 dove venivano scandite le parole: Coerenza, continuità, convinzione e la relazione introduttiva aveva per titolo: Noi siamo le nostre relazioni. In quella occasione avevo illustrato nel mio intervento un progetto costruttivo in campo sanitario nei Territori della Cisgiordania  a cura di una coppia di giovani psichiatri palestinesi, che  studiavano ancora negli Stati Uniti, Mohammed e Joman che poi vennero in Italia ai nostri incontri organizzati dopo aver superato non poche difficoltà  per il visto dell’ambasciata statunitense.  Dico questo per ribadire che il lavoro per la pace attiva non sorge sotto la pressione delle emergenze, ma affiora nella continuità dell’impegno in questo caso  all’attenzione al Medio Oriente e alla questione israelo-palestinese. Speriamo  che seguano altri interventi ed interviste a quella  all’attivista israeliana Naomi De Malach che compare  sul sito della Rivista  online.

          La crisi pandemica  per me ha influito molto sulla qualità del dibattito e del confronto  con  le persone del Movimento nonviolento. Ho partecipato  da iscritto  senza alcuna  carica di responsabilità elettiva, ai comitati di coordinamento per portare la mia esperienza e le mie riflessioni con la pubblicazione di alcuni articoli sulla Rivista.

 Il Congresso online del dicembre 2020 metteva in luce le  buone prospettive, nonostante la perdita di sostegno istituzionale di numerosi parlamentari attivi,  della  petizione a sostegno della proposta di legge sulla Difesa civile,  sulla Moratoria armi 2021 e per l’allocazione di risorse  per il Servizio civile universale,  obiettivi programmatici  sostenuti  in particolare da alcune organizzazioni nella  Rete Italiana Pace e Disarmo, presentata come la più ampia espressione del Movimento pacifista ecologista, di cui il Movimento nonviolento era ed è un  perno organizzativo.

Ma in una situazione di sovvertimento del cosiddetto ordine mondiale  è piombata in  Europa un’altra guerra di dimensioni assai più vaste rispetto alla tragedia yugoslava che ha solcato pesantemente gli anni  ’90.  La  questione ucraina  con tutte le sue minacce era già presente almeno dal primo decennio di questo secolo ed ebbe una forte svolta nel 2014 con il tragico  eccidio in Piazza Maidan a Kiev  che evidenziava le gravi lacerazioni dentro quella terra di confine: questo è il significato del nome Ucraina.

          La campagna di sostegno agli obiettori di coscienza, ai disertori e alle pacifiste e ai pacifisti russi, bielorussi ed ucraini

          Le giornate di questo congresso vogliono fare una sintesi di un lavoro svolto in questi due anni per la difesa del diritto umano all’obiezione di coscienza al servizio militare  nelle sue diverse forme. Un terreno consolidato nel tempo che caratterizza il Movimento e che ha nell’attività nel Bureau européen  pour l’objection de conscience  un impegno costante del Movimento nonviolento.

Cerchiamo di stamparci nella nostra memoria  i nomi  dell’obiettore ucraino Vitaliy Alexseienko, obiettore di coscienza in base al suo credo religioso,  Yuri Sheliazhenco, ucraino ancora agli arresti domiciliari, accusato di “attività a favore del nemico”. In realtà  egli ha affermato il rifiuto della guerra come mezzo per la risoluzione de conflitto.     Sostegno all’obiettore russo  Alexander Belik in esilio. Elena Popova,  responsabile del Movimento degli obiettori di coscienza russi, movimento messo fuori legge dal regime.

Ma lo sforzo maggiore si è concretizzato nel  giro d’Italia  nel 2023  di tre donne di pace  Darya Berg   della Federazione Russa, Katheryna Lanko, cittadina ucraina, .  Olga Karatch. Cittadina bielorussa. Tutte si battono per aiutare  non solo chi si dichiara obiettore di coscienza, ma anche chi vuole lasciare il paese  per non voler partecipare alla guerra fratricida  dell’ Operazione speciale russa in terra ucraina. La premiazione e la presenza di Olga Karatch al Congresso sono la sintesi di questo  sforzo per la difesa e il sostegno di chi si rifiuta di collaborare con gli eserciti ( vedi dossier Bielorussia della Rivista 1-2 , 2023)

Ciò si accompagna alla campagna di obiezione integrale alla guerra  in Italia      aperta  a giovani e meno giovani  che dichiarano di non partecipare ad un ‘eventuale chiamata  alle armi. Non dimentichiamo anche  lo sforzo degli aiuti umanitari, delle carovane della pace, ( iniziativa “Stop the war now!”)  dell’aiuto a chi voleva e poteva lasciare la Russia e l’Ucraina in guerra.

La riflessione, frutto di un lavoro collettivo che qui espongo è che  la sacrosanta campagna di informazione e sostegno al diritto umano all’obiezione di coscienza, il soccorso ai civili attraverso le carovane di pace e l’ospitalità ai profughi non possono  raggiungere l’obiettivo della messa in crisi  della  macchina militare  che continua incessante nella guerra ancora in atto tra Russia ed Ucraina e questo vale anche per altri conflitti  come quello tra Israele- Palestina e purtroppo la lista potrebbe continuare. 

Nonostante il crescente disagio, la sofferenza enorme e le frustrazioni  dopo due anni di eccidi e bombardamenti che non cessano in Ucraina ed anche in parte sul territorio russo e il numero di morti militari coscritti con la forza, assai superiore ai morti civili nei territori contesi, nonostante l’alto numero di persone che tenta di fuggire  dall’Ucraina  ( circa 15.000 dal febbraio 2022 al settembre 2023, dati della Guardia di frontiera ucraina, vedi Azione novilenta , 2023, 5) non si sono verificate diserzioni di massa, disobbedienze diffuse agli ordini, fino a determinare una rotta degli eserciti, come si può dire  avvenne ( è solo  un richiamo storico, non vuol essere un paradigma) nei ranghi dei militari russi nel 1917 durante la Prima guerra mondiale, ad opera dei membri dei soviet all’interno dell’esercito zarista in crisi.  Da entrambe le parti ci sono  comitati di madri e parenti che chiedono il ritorno dei loro figli  dal fronte, ma la macchina militare prosegue.

Quali strumenti a disposizione dell’arsenale  di lotta nonviolenta sono possibili in una fase in cui le forze vincenti sono i complessi militari industriali  delle potenze che si scontrano a scapito delle popolazioni, mantenendo pur sempre la differenza tra aggressore ed aggredito?   Sulle rivalità mimetiche tra le due superpotenze militari  si veda il discorso di Lucio Caracciolo sugli ipotetici accordi preventivi presi   dalle Intelligence di Usa e Federazione russa prima del conflitto ( LIMES, Luglio 2023 , Luca Caracciolo: https://www.youtube.com/watch?v=5leESlXYGuc   Per un aggiornamento  vedi link LIMES : Stiamo perdendo la guerra. Medio Oriente e Ucraina in fiamme. L’Italia paga il conto ma non conta (youtube.com)  

Non si tratta quindi di inutili  stragi, ma di crimini contro i diritti umani che fruttano tetri interessi e segnano anche aumenti del prodotto interno lordo e della bilancia commerciale ( vedi  il caso della Federazione Russa secondo dati di Banca Mondiale)   

DOMANDE:

  1. Non è il caso  di conferire più forza  alla Campagna di pressione  verso le Banche armate, promossa dalle riviste Mosaico di Pace, Nigrizia e Missione oggi  più di vent’anni fa?    Non sarebbe questo un modo di rafforzare e dare corpo a quegli obiettivi di  opposizione alla guerra attraverso un campagna di denuncia e di conseguente ritiro dei conti bancari,  dei fondi di investimento da quegli istituti finanziari  più coinvolti negli affari di armi con paesi belligeranti,  i loro alleati e i paesi dittatoriali violatori dei diritti umani? Questa campagna non ha raggiunto numeri tali da poter indurre  qualche ripensamento nei grandi istituti bancari.    https://www.banchearmate.org/ Anche alla luce di quanto  riferito da RIPD, OPAL MILEX,   Beretta e Vignarca sul pesante depotenziamento del potere di controllo della legge 185/ 90 la  trasparenza delle transazioni bancarie viene cancellata. Il Senato ha votato! Accanto ad un aumento considerevole delle spese militari le  prospettive di apertura  delineate nel Congresso del 2020 si sono chiuse!
  2. Inoltre,  perché non riconsiderare l’obiezione alle spese militari per quella percentuale devoluta a sistemi d’arma offensivi e letali o per spese che afferiscono al mantenimento dei siti nucleari a guida statunitense e Nato sul territorio italiano? E possibile aggirare le barriere poste alle regole della dichiarazione dei redditi che rendono più difficile  la dichiarazione dell’Obiezione? Ci sono categorie che si trovano nella condizione di essere a credito verso lo Stato ( piccoli imprenditori e simili). Questi sono solo esempi, non gli unici per fare risaltare l’azione di rete della resistenza alla guerra.

Grazie Lorenzo Porta

 

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